Di cosa parla il tuo libro?
È un libro su una circostanza allarmante, urgente e irrimediabile, quindi mette già di buon umore. Si tratta di accorgersi che si stanno formando delle specie culturali nuove, una in particolare: che va avanti rapida, veloce e l’altra, che rimane indietro, è grande, lenta, arrabbiata, triste. Bisogna vedere dove uno è e approfittare di tutte le occasioni possibili per passare da quella grande a quella piccola, nuova, avventurosa.
Raccontaci un aneddoto sul libro.
È uscito nel 2017. Pensavamo: “Beh, questo chissà quando capiterà”, perché non era ancora successo niente, nel 2017. Poi nel 2019 dici: “Insomma, un po’ ci hai visto bene…”. E adesso via via che passano i mesi mi sto accorgendo che il libro è arrivato con leggerissimo anticipo. Con mia grande sorpresa una buona metà di quelle previsioni si è già realizzata.
Quali libri ci sono sul tuo comodino?
Tanti libri. Il più bello è l’Éducation sentimentale di Flaubert, proprio bello, lo consiglio a tutto. È lungo, non succede niente nel libro. Però dispiace leggere una pagina e pensare: “Peccato, è la prima volta che la leggo e non la leggerò mai più una prima volta”. Ed è genialità continua per cinquecento pagine.
Con quale autore andresti a cena?
Se è libero Tolstoj, però sarebbe una conversazione difficile perché era sdegnosa come persona. Ma si impara tanto da un tipo così.
Cos’è per te un leader?
È una persona che fa innamorare altre persone basandosi sull’assunzione di responsabilità.
Quale sarà il tuo prossimo libro?
Non si dice mai!