È in libreria A tutto c’è una soluzione, l’ultimo libro di Marie Forleo, best seller già pubblicato in più di 20 lingue. Ne anticipiamo alcune pagine.
Josh e io eravamo in vacanza a Salina, la bellissima isola al largo della Sicilia, dove il modo migliore per spostarsi è in scooter. Non salivo su uno scooter da vent’anni, ma ero entusiasta all’idea di riprendere a guidarne uno. Era una rovente giornata di luglio e, con indosso un paio di pantaloncini corti, mi sono diretta dall’albergo al noleggio. Nonostante le mie origini, non parlo benissimo l’italiano e la proprietaria del noleggio non conosceva molto bene l’inglese. Così usando Google Translate e la mia mimica migliore, ho capito la domanda principale: “Sa come si guida uno scooter?” La mia risposta è stata: “No, per favore mi mostri tutto.”
Così la signora mi ha mostrato in breve come funziona uno scooter. Fondamentalmente, mi ha spiegato l’accensione – “così, si accende, gas” – e la frenata: “così, si frena, okay?”. Sembrava piuttosto facile. Easy.
Mi sono infilata il casco, ho girato la chiave e mi sono preparata a guidare nel paradiso terrestre. Non avevo capito però che la leva sulla manopola destra era il freno per la ruota anteriore, mentre quella sulla manopola sinistra era il freno per la ruota posteriore. Non sono ancora certa di come sia successo (un tale colpo di genio), ma ho dato gas (a tutta forza), sono entrata in panico e ho tirato entrambi i freni contemporaneamente.
In meno di tre secondi, sono partita a zig-zag, sono andata a sbattere, sono caduta e atterrata sull’asfalto, con le ginocchia nude e uno scooter di oltre cento chili su di me. Grazie a Dio, non arrivavano auto da nessuna delle due direzioni. Josh e le persone del noleggio hanno sollevato lo scooter e mi hanno tirata fuori e portata a lato della strada. Miracolosamente, non mi ero rotta nemmeno un osso. Non sanguinavo. Ero solo scossa e sommersa da un’ondata di vergogna e imbarazzo. Che idiota totale.
Comprensibilmente, la proprietaria non voleva che guidassi ancora. Ha offerto a Josh uno scooter più grande, in modo che potessi rilassarmi seduta dietro di lui. In quel momento potevo scegliere se (A) prendermela comoda e farmi portare come passeggero o (B) alzare il culo, rimettermi in sella e imparare a guidare senza uccidere me stessa né nessun altro.
Ho scelto B. Ecco perché.
Non si diventa più forti se si scelgono sempre situazioni semplici. Non volevo che la paura si calcificasse nelle mie ossa. Rifiuto di ridurmi energeticamente a una versione più piccola e meno capace di me stessa. Solo perché avevo commesso un errore e combinato un pasticcio, non significava certo che avrei rinunciato.
Così ho fatto un respiro profondo e sono risalita sullo scooter (sì, tremavo ancora). Questa volta però, tutti mi hanno spiegato esattamente, nei minimi dettagli, che cosa fare e che cosa non fare. Con estrema lentezza, ho ritentato. Poi ho fatto qualche prova percorrendo avanti e indietro una stradina secondaria. Alla fine della giornata ero in grado di girare per l’isola con un certo agio. Nel giro di pochi giorni, mi sembrava di volare in paradiso.
Non si sottolinea mai abbastanza questo aspetto: tutti combiniamo disastri. Fisicamente, emotivamente, creativamente, finanziariamente, socialmente, tutti facciamo stronzate. È intrinseco al processo di crescita umano. Ma ecco la chiave: una caduta non è mai definitiva, a meno che non scegliamo di rimanere a terra.
Adesso osserviamo più da vicino che cos’è la paura e in quali modi possiamo metabolizzarla, gestirla e mitigarla, mentre procediamo nel nostro viaggio… per trovare a tutto una soluzione!
Che cos’è la paura
Ringrazio Dio per la paura. Se non esistesse, saremmo tutti morti.
In questo capitolo non parliamo della paura che ci mantiene in vita (per esempio, evitandoci di rimanere in piedi davanti a un treno che sfreccia verso di noi). Parliamo invece della paura che ci costringe a rimanere piccoli e bloccati dove siamo. Se non l’affrontiamo, la paura uccide i sogni. Riduce al silenzio la nostra anima. È il gran maestro della mediocrità. Se conducessimo un sondaggio ponendo la domanda: “Che cosa impedisce alle persone di raggiungere il proprio potenziale più elevato?”, la paura sarebbe al primo posto tra le risposte.
Sapete una cosa? Tutti si sentono spaventati. Ogni artista, atleta, scrittore, performer, genitore, persona d’affari, attivista sociale, imprenditore, scienziato, capo militare. Dai novellini alle icone. Ogni persona che conosciamo e ammiriamo. Tutti hanno paura di tanto in tanto. Non siete problematici né deboli, se avete paura. Siete umani. Ma questo ci porta a domandarci: perché la paura paralizza alcune persone, mentre altre vanno avanti? È la competenza chiave che distingue chi ha aspirazioni da chi ottiene risultati. Con la lettura di questo capitolo entrerete a far parte del secondo gruppo. Alla paura, come a tutto del resto, c’è una soluzione.
Ed è necessario trovare una soluzione, perché, a prescindere da ciò che vogliamo sperimentare, cambiare o superare, la paura affiorerà lungo il cammino. La buona notizia è che le paure inesplorate sono come le miniere intatte, contengono ricchezze per chi ha la saggezza e la pazienza di scavare tra la polvere.
Ovviamente, è impossibile per me sapere quale paura specifica vi trattiene. Anche se lo sapessi, non c’è un approccio che funzioni in ogni situazione. La paura ha diverse sfumature e intensità, può comportare palmi sudati e nodi allo stomaco fino a scenari da incubo che si delineano nella mente e vere e proprie fobie. In aggiunta, tutti diamo un nome alla paura: preoccupazione, stress, ansia, panico, terrore, paura del palcoscenico, per indicarne solo alcuni. Per finire, inoltre, ognuno porta in ogni situazione la propria storia emotiva, dai traumi infantili alle umiliazioni dell’adolescenza a un arazzo di esperienze emotive che si sono accumulate nel corso della vita adulta. Tutto questo è per sottolineare un’ovvia verità: la paura è complessa e sfaccettata. Ecco perché è l’argomento principale di tanti libri, corsi e terapie.