«Come fonte di scambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità lo è per la natura.» Il primo articolo della Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla diversità culturale ci insegna – o ci ricorda – che abbracciare il pluralismo e la libertà di ogni cultura è un atto naturale quanto inevitabile. Ma spesso averne la consapevolezza non basta, soprattutto nel lavoro.
Per imparare a evitare potenziali passi falsi nelle comunicazioni interculturali e a gestire efficacemente un dialogo di comprensione tra colleghi, amici o collaboratori, Erin Meyer, docente di management interculturale all’INSEAD e top thinker 50 dal 2017, si è dedicata per più di dieci anni alle ricerche focalizzate sulle differenze culturali in ambienti multiculturali, frutto delle sue esperienze e dei soggiorni in Africa, in Europa e negli Stati Uniti, confluite nella sua brillante guida La mappa delle culture.
«La maniera in cui nella nostra cultura siamo condizionati a vedere il mondo sembra talmente e assolutamente ovvia e banale» ha scritto Erin Meyer «che è difficile immaginare che un’altra cultura potrebbe fare le cose in modo diverso.
È solamente quando iniziate a identificare ciò che è tipico della vostra cultura, ma diverso dalle altre, che potete cominciare ad aprire un dialogo di condivisione, apprendimento e, in ultima analisi, di comprensione.»
E il lavoro nel mondo globalizzato e virtuale di oggi richiede sempre più spesso di interagire con persone di diversa provenienza: che siano colleghi, collaboratori o clienti, diventa indispensabile comprenderne le abitudini e le modalità di comunicazione per decodificare i loro diversi modelli di comportamento.
Le otto “scale di comportamento” individuate e analizzate da Erin Meyer sono la chiave dell’efficacia della sua mappa delle culture:
- Comunicare
- Valutare
- Persuadere
- Guidare
- Decidere
- Fidarsi
- Dissentire
- Programmare
Ciascuna rappresenta un’area in cui posizionare una cultura rispetto alle altre per decifrare i suoi atteggiamenti, evitare potenziali situazioni di conflitto e creare così un confronto utile e puntuale tra le differenze nazionali.
Siamo parte di una rete globale (reale e virtuale) e non possiamo prescindere dalla capacità di destreggiarci tra le diverse realtà dei vari paesi. Gli americani, ad esempio, accompagnano sempre ogni commento negativo con due elogi, i nordeuropei preferiscono la schiettezza (“la tua presentazione è tutta da rifare”); i giapponesi e i cinesi sono attentissimi alla gerarchia, gli scandinavi per niente. Francesi, olandesi, israeliani e tedeschi vanno dritti al punto. Non è una sorpresa che quando team internazionali si trovano a dialogare, scoppi il caos.
«Aiutate i membri del vostro team a sviluppare la loro flessibilità culturale», scrive Erin Meyer «insegnando loro a sospendere i loro giudizi e a vedere la situazione da una prospettiva opposta.»
Lontano dai cliché e ricco di esempi concreti e aneddoti utili, l’autrice mostra come la comprensione di ogni variante, dalla più semplice alla più complessa, tra due nazioni sia la chiave per risolvere i problemi più spinosi e, se gestita con cura, la risorsa più preziosa di un team.