“Lavoratori (intellettuali) di tutto il mondo: rallentate!”

Nel suo nuovo libro “Slow Productivity”, l'autore di “Minimalismo Digitale” e professore di Computer science alla Georgetown University spiega come ottenere risultati senza cadere nel burnout
Vittorio Emanuele Orlando
10 Luglio 2024

Un altro libro di autoaiuto? Sì e no. Slow Productivity di Cal Newport (Roi Edizioni) si colloca all’intersezione tra il manuale pratico tipo “Getting Things Done”, basato sulla compilazione di liste di cose da fare (nel caso di Newport, da NON fare o da fare meno), il manifesto “politico”, e il libro di divulgazione scientifica pieno di esempi e aneddoti tipico della miglior tradizione accademica anglosassone.

Caveat fondamentale: tutto quanto Newport scrive nel suo libro si applica solo alle professioni intellettuali, intese in senso abbastanza ristretto: “La filosofia che ho sviluppato si rivolge principalmente a coloro che svolgono un lavoro qualificato con un notevole grado di autonomia” scrive nelle conclusioni.

Il concetto di base è che l’idea che abbiamo di “produttivita?” per le professioni intellettuali, appunto, arriva dritta dalla Rivoluzioni Industriale: è forse applicabile quindi al lavoro manuale (con la conseguenze disumanizzazione portato da un approccio quantitativo al lavoro), ma certamente non funziona (piu?) nel campo del lavoro “di concetto”. L’arrivo del pc, del lavoro in rete, e poi delle email, e poi dello smartphone, e poi di slack, teams, whatsapp eccetera, che hanno dissolto il confine tra lavoro e vita privata, hanno reso la situazione esplosiva: siamo sopraffatti da tutto cio? che dobbiamo fare e costretti a decidere tra il cedere alla cultura dell’affanno che ci soffoca o rifiutare del tutto l’ambizione di carriera.

Questo ha portato all’emergere della cultura della pseudo-produttività (come la chiama Newport, Professore di Computer science alla Georgetown University e autore di numerosi libri, fra cui il best seller Minimalismo digitale), definita come “L’uso dell’attività visibile per stimare l’effettivo impegno produttivo”.

Come difendersi? Appunto, con la Slow Productivity, sistema di regole e trucchi che prende il nome in modo trasparente dallo Slow Food di Carlo Petrini la cui maggiore intuizione, secondo Newport, non fu solo l’uso del concetto di “lentezza” ma si basava soprattutto su due “idee profonde e innovative che possono essere applicate a molti diversi tentativi di costruire un movimento di riforma in risposta agli eccessi delle modernità”: il potere delle alternative attraenti (“Chi soffre per gli altri fa più danni all’umanità di chi si diverte” ha detto Petrini) e quello di attingere alle innovazioni culturali collaudate nel tempo.

Leggi l’articolo completo su La Repubblica

Il tuo carrello
  • Non hai prodotti nel carrello.
Spedizione gratuita in tutta Italia

Condividi

Resta aggiornato
Iscriviti alla newsletter

Ricevi notizie sulle nuove uscite e gli eventi della casa editrice, contenuti interessanti e promozioni

Resta aggiornato
Iscriviti alla newsletter

Ricevi notizie sulle nuove uscite e gli eventi della casa editrice, contenuti interessanti e promozioni