Il mondo del lavoro è un tema che è finito spesso al centro dell’attività di Seth Godin, imprenditore e saggista statunitense, che negli anni si è guadagnato l’appellativo di “guru del marketing” e i cui libri – più di venti – sono stati tradotti in oltre 35 lingue. Nella sua ultima opera, Il Canto del significato (Roi Edizioni), Godin parte da una premessa notevole: il capitalismo per come lo conosciamo ha ormai i giorni contati e le persone oggi non sono più disposte a farsi intrappolare in un impiego senza guizzi e in un ambiente professionale spesso soffocante in cambio della promessa (a volte vacua) di una sicurezza finanziaria.
Il saggio di Godin si rivolge tanto ai dipendenti delle aziende quanto ai loro dirigenti e, come si legge nel sottotitolo, punta a essere “un manifesto per i team e i loro leader per ripensare il modo in cui pensiamo al business”. Abbiamo intervistato l’autore per parlare della visione dietro al suo ultimo libro, e per cercare di capire come districarsi in un mondo del lavoro che – tra turbolenze nel settore tech, esplosione dell’Ai e crisi del clima – cambia sempre più rapidamente.
Intervista
Wired: Ne Il Canto del significato lei sostiene che il modello su cui è costruito il mercato del lavoro non funziona più. Che siamo diventati un ingranaggio nel sistema, e che è il momento di cambiare e trovare il significato nel nostro lavoro. La domanda però è come…
Seth Godin: È una cosa semplice ma difficile allo stesso tempo. Il lavoro che dobbiamo fare è davanti a noi, e il modo in cui va fatto ci sembra quello giusto… anche se abbiamo paura a parlarne. L’indottrinamento dell’età industriale è profondo, e quindi noi siamo titubanti a farci sentire o a porre domande difficili. Nel mio libro, delineo alcuni impegni di base che possiamo assumerci gli uni nei confronti degli altri mentre cerchiamo di riappropriarci della nostra capacità di azione.
Scrive anche che le aziende devono garantire le condizioni per il successo dei dipendenti. Le big tech sostengono di farlo da tempo, offrendo benefit allettanti per attrarre le migliori menti. Ma i licenziamenti e la crisi nel settore tecnologico dimostrano che non la realtà era diversa. Dove sta l’errore?
I vantaggi dei pranzi gratuiti e gli orpelli di un ambiente di lavoro umano ottimi, a patto che non siano una cortina di fumo dietro cui si nasconde una strada che porta inesorabilmente alla disumanizzazione. La sorveglianza, le metriche semplicistiche e la brutale corsa al ribasso hanno portato a uno scollamento tra il modo in cui queste aziende assumono e ciò che producono. E i licenziamenti ne sono un sintomo. Invece di sviluppare resilienza, hanno puntato tutto su alcune funzioni e poi, come spesso accade, hanno esagerato.
Lei dice che le organizzazioni dovrebbero chiedersi cosa vogliono davvero le persone. A questo proposito, l’attenzione per la sostenibilità e l’inclusione è cresciuta costantemente negli ultimi anni. La risposta di molte aziende è stata il tentativo disperato di presentarsi come attente all’ambiente e ai diritti. Questo ha portato all’emergere di fenomeni come il greenwashing e rainbow washing. Come possiamo capire chi davvero si impegna per cambiare le cose in meglio?
Se è il reparto marketing a occuparsene, avete già un indizio. La transizione verso un clima più sostenibile e un ambiente inclusivo è uno sforzo sistemico, non può essere una strategia di comodo. I trucchi facili per risparmiare sui costi sono già stati provati tutti. La conseguenza è che i clienti stanno diventando più cinici e anche più intelligenti rispetto a ciò che viene realmente offerto loro.
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