Le parole da non dire mai e quelle per ottenere tutto

L'esperto di comunicazione Paolo Borzacchiello spiega come scrivere la mail perfetta o il post giusto. E svela le insidie del verbo essere
Lucia Esposito
3 Febbraio 2022

L’unicità delle parole e l’importanza della loro selezione spiegate da Paolo Borzacchiello, autore de Il Codice segreto del linguaggio ed esperto d’intelligenza linguistica. Pubblichiamo un estratto dell’articolo di Lucia Esposito su Libero Quotidiano.

Intervistare un esperto di intelligenza linguistica crea subito un grosso problema: trovare le parole giuste per non sembrare un deficiente linguistico. Da che parte cominciare? Privilegiare i convenevoli o andare al sodo? Scegliere parole ricercare o preferire quelle colloquiali? «Buongiorno, scusi se la disturbo, la chiamo per l’intervista concordata l’altro giorno. Adesso potrebbe parlare?». I saluti, le scuse, il condizionale… la frase ci sembrava perfetta ma il guru della comunicazione efficace Paolo Borzacchiello autore de Il Codice segreto del linguaggio (ROI Edizioni, 268 pp, euro 23) gentilmente spiega che sarebbe stato meglio dire: «Buongiorno, ci siamo sentiti tempo fa per l’intervista, ha tempo adesso?». Scopriamo che la formula “mi scusi il disturbo” – che usiamo mille volte per educazione o solo per rompere il ghiaccio – mette in una condizione di inferiorità psicologica chi la usa e crea tensione nella parte iniziale della conversazione.

Borzacchiello ha il raro privilegio di dimostrare ai lettori che le parole non sono tutte uguali e che bisogna imparare a selezionarle con cura e maneggiarle con attenzione perché, come recita un detto indiano, «ci sono due cose che non possono mai tornare indietro: una freccia scagliata e una parola pronunciata». Questo libro è una sorta di polizza contro le conseguenze di un uso improprio del linguaggio (quante volte avete dovuto precisare: “non intendevo dire questo”, “mi spiace, hai capito male”) e vi libererà dall’incombenza di dover fare telefonate riparatorie o incontri chiarificatori. Il grande Massimo Troisi in un suo film diceva: «Io sono responsabile solo di quello che dico, non di quello che capite», ma pagina dopo pagina Borzacchiello dimostra che siamo sempre responsabili non solo di quello che diciamo e di ciò che scriviamo. Insomma, se chi ascolta capisce male, la colpa è sempre e solo di chi parla. L’autore del libro spiega concretamente come scrivere una mail che tutti leggono, il post che attira l’attenzione sui social, ma anche come evitare spiacevoli malintesi con il proprio partner o con i colleghi.

Da evitare
Segnatevi questi termini: mi dispiace, difficile, provare, sperare, disturbo, problema, errore e riscontro. Ecco evitate accuratamente di pronunciarli, trovate frasi alternative o piuttosto zittitevi perché sono tossici: al cervello dei messaggi negativi e distraggono l’attenzione di chi vi ascolta. Leggere una mail che ha come oggetto le parole “errore” o “problema” genera disagio nel destinatario. E quando vi fanno una domanda, non rispondete mai: «Ci provo» o «speriamo», sono termini che lasciano trapelare insicurezza e timore. Dire: «Ho il morale a terra» demotiva chi vi sta di fronte, non genera sensazioni positive e in qualche modo scoraggia l’interlocutore.

Ricordate invece queste parole: occasione, opportunità, facile, magico, incredibile, funzionale, strategico. Imparatele a memoria e usatele più che potete perché attirano l’attenzione di chi vi ascolta. L’uso di termini legati alla metafora della guerra come “armi”, “sussulto”, “fronteggiare”, “sotto attacco” sono vere e proprie iniezioni di adrenalina. Al contrario, metafore come “brancolare nel buio” o “ho il freno a mano tirato” provocano delle scosse nel sistema nervoso parasimpatico che portano all’inazione.

Leggi l’articolo completo su Libero Quotidiano

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