In che senso?
«È vero che la pandemia ha provocato un aumento di dimissioni tra i dipendenti, ma preferisco dare un altro nome al fenomeno. Lo chiamo la “grande contemplazione”: per la prima volta nella storia della civiltà post-industriale, chi lavorava in ufficio ha avuto la possibilità di farlo, per due anni, da casa e ha avuto il tempo di porsi delle domande: sono soddisfatto? Mi pagano a sufficienza? Per alcuni, troppi, le risposte non sono state positive, ed ecco le grandi dimissioni. La sfida, per le aziende di oggi, è quella di trattenere e fidelizzare i talenti e i lavoratori. Serve una leadership diversa da quella pre-pandemica».
Diversa da quella su cui lei stessa si è formata?
«Quando ho messo piede in azienda, qualsiasi capo, uomo o donna che fosse, diceva: “My way or get the highway”. Esiste in italiano?».
Da noi si dice: «O fai così o quella è la porta».
«Esattamente. Nessun dipendente avrebbe mai osato mettere in discussione le parole del proprio responsabile. Ci chiedevano di stilare mille documenti? Rispondevamo: “Bene, per quando?”. Oggi un giovane lavoratore prima di iniziare chiede: “Ok, ma perché lo devo fare?”. La differenza sta tutta qui».