Pubblichiamo un estratto dell’articolo di Vanity Fair che parla del libro di Carla Harris, Leadership vincente, edito da ROI Edizioni.
Carla Harris si muove con disinvoltura, passo deciso e sorriso aperto, nel foyer del Teatro Arcimboldi di Milano. È appena riuscita nel miracolo di far intonare Amazing Grace, uno dei più antichi canti gospel, a una nutrita platea di manager italiani, lì riuniti per il Leadership Forum, evento annuale di business rivolto a imprenditori e professionisti. Dagli applausi finali capisco che hanno apprezzato la proposta, del resto Harris possiede quella rara forma di energia capace, apparentemente senza sforzi, di catalizzare l’attenzione e di smuovere chi le sta intorno. Non è un’artista, ma la sua carriera è un piccolo capolavoro: nera, cresciuta nel Sud degli Stati Uniti da quella che definiremmo una famiglia della media borghesia, è vicepresidente e senior client advisor di Morgan Stanley, banca d’affari con circa 60 mila dipendenti, di cui a lungo ha ricoperto anche il ruolo di direttrice generale. Barack Obama durante la sua presidenza l’ha nominata nel National Women’s Business Council degli Stati Uniti e per Fortune, rivista-Bibbia dell’economia, Carla Harris è nella lista dei 50 più influenti dirigenti neri in circolazione.
Amazing Carla: con trent’anni di lavoro come investment banker a Wall Street, è tra le pochissime afroamericane ad aver scalato la finanza. In Italia Roi Edizioni ha appena pubblicato il suo libro Leadership vincente. Il sottotitolo è esplicito: «Come diventare leader in grado di esercitare potere, influenza e creare un impatto in qualunque ambiente».
Lei scrive di leadership quando tutti, persino in Silicon Valley, discutono di grandi dimissioni, downshifting, rallentamento di carriera a favore del tempo personale.
«Ho pubblicato questo volume perché c’è bisogno di un nuovo modo di condurre il lavoro, oggi più che mai. In ogni caso, più che di grandi dimissioni parlerei di grandi riflessioni».