Secondo una ricerca svolta da Microsoft in Canada nel 2015, la nostra soglia di attenzione si starebbe abbassando. Nel 2000 era mediamente di dodici secondi, nel 2015 di otto secondi. Addirittura inferiore a quella dei pesci rossi (che è di nove secondi).
Lo studio identifica nell’aumento vertiginoso dell’uso degli smartphone la causa primaria del progressivo deterioramento della nostra capacità di attenzione.
Nella cosiddetta “era dell’informazione”, nel nostro mondo “a portata di click”, l’attenzione è diventata la vera risorsa limitata, sempre più difficile da ottenere e da controllare.
Il numero di informazioni disponibili nel mondo aumenta ogni anno del 66%, come hanno calcolato Kevin Kelly, fondatore della rivista Wired, e Hal Varian, capo economista di Google. E Derek de Solla Price ha dimostrato che il 90% di tutti gli scienziati mai esistiti è vivente oggi.
Già una quarantina d’anni fa il premio Nobel Herbert Simon sottolineava: “In un mondo ricco di informazioni, questa abbondanza di sapere ha come conseguenza la carenza di un’altra risorsa: la scarsità di ciò che l’informazione consuma. Ed è abbastanza ovvio cosa venga consumato dall’informazione: l’attenzione dei riceventi. Quindi l’abbondanza di informazioni genera una povertà di attenzione.”
Julian Birkinshaw e Jonas Ridderstråle, due tra i più influenti esperti europei di leadership e strategia aziendale, nel loro libro Fast Forward. Imprese e leader ad avanzamento rapido per cogliere il futuro al volo, osservano che l’informazione non è più una risorsa limitata, quindi non può essere una fonte di vantaggio competitivo per le aziende. È invece proprio l’attenzione la capacità sulla quale le imprese potranno basare il loro vantaggio competitivo in futuro.
Il problema dell’eccesso di informazione si sviluppa su più livelli.
1. Individuale
Spesso diciamo di non avere abbastanza tempo nella giornata lavorativa. In realtà, il nostro problema maggiore è la mancanza di attenzione e concentrazione. Uno studio pubblicato sulla Harvard Business Review ha dimostrato che, se si è impegnati in un compito che richiede concentrazione, una breve distrazione come guardare un messaggio può richiederci un tempo di recupero fino a venti minuti!
Certamente non possiamo produrre più tempo, ma possiamo servirci di quello che abbiamo a disposizione in maniera più produttiva e strutturata.
La facilità di accesso alle informazioni ha ovviamente un rovescio della medaglia. Molte persone si perdono nel processo di raccolta dati. Si crea un circolo vizioso in cui si fatica a capire quando smettere di leggere e cominciare a scrivere, col risultato di accumulare un sacco di conoscenza senza però riuscire a mettere le idee su carta.
2. Team
Lo stesso accade nel contesto aziendale. A tutti noi è capitato di trovarsi in una riunione in cui l’incapacità di trovare un accordo si è risolta nella decisione di raccogliere più informazioni. Altra raccolta dati, e intanto le le decisioni difficili sono rimandate….
Ci sono questioni così incerte (ad esempio quelle che implicano una scelta tra due alternative, entrambe buone o entrambe cattive) che vanno risolte affidandosi all’intuito. Spesso, invece, i manager che affidano la loro decisione alla certezza dei dati finiscono per rallentare tutta la filiera dell’azienda.
Oggi, raramente il problema è da attribuire alla mancanza di informazione. L’errore spesso è da ricercare in un modo di pensare “limitato” e ristretto, alla mancanza di carattere o a dinamiche contrastanti o mediocri.
3. Aziende
La maggior parte delle aziende – per evitare errori costosi durante il lancio di nuovi prodotti – chiede sempre più informazioni e insiste su dei test di mercato puntigliosi. Il risultato spesso coincide con un prodotto troppo complicato, che giunge lentamente sul mercato, oppure con la sconfitta a causa di concorrenti più veloci.
4. Settori
Di tanto in tanto, interi settori industriali finiscono con il credere che le informazioni abbiano un valore intrinseco, fine a se stesso. Le informazioni sono un mezzo per raggiungere il reale obiettivo, non rappresentano la meta. L’evoluzione della ricerca nel settore farmaceutico ne è un esempio. Negli anni Novanta si è dato molto valore a un processo di ricerca sistematico computerizzato, basato sull’analisi di enormi quantità di dati, che avrebbe dovuto rivoluzionare la scoperta di nuovi farmaci. Quel processo non ha dato i risultati attesi e oggi si è tornati a un approccio di scoperta più tradizionale.
In conclusione, secondo Birkinshaw e Ridderstråle, oggi le aziende che si distinguono non sono quelle più abili a procurarsi informazioni, ma quelle che “avanzano più rapidamente delle altre, sviluppando la capacità di agire con determinazione, cioè di cogliere le opportunità che emergono, sperimentare nuove offerte e fare grandi scommesse quando è necessario”.
L’azione senza direzione è, tuttavia, una commodity pericolosa. Per indirizzarla occorre una convinzione emotiva, vale a dire imparare ad ascoltare il proprio ragionamento intuitivo e creare significato per i dipendenti e per i clienti.
“Per essere efficace, l’azione ha bisogno di adrenalina: nello sport, nella danza e anche in azienda”, scrivono gli autori. Le aziende che avranno successo in quest’era dell’informazione in continua evoluzione, quindi, “saranno caratterizzate dalla determinazione nell’azione unita alla convinzione emotiva”.
In sintesi, la formula per il successo si può riassumere con “avanzamento rapido” (fast/forward):
- “Rapido” (fast) significa essere agili, svegli, sperimentali, capaci di agire con determinazione.
- “Avanzamento” (forward) significa proattività, continua ricerca e collegamento emotivo con gli altri.