Guida per ragazze toste. 10 regole (scritte) sulla leadership al femminile per invertire la rotta

Hanno talento, preparazione e voglia di farcela. Eppure sono poche le giovani donne che arrivano dove vogliono e meritano. Elle pubblica i consigli di Sabina Belli, Ceo di Pomellato.
9 Novembre 2019
Sabina Belli guida per ragazze toste

Elle pubblica i 10 segreti per riuscire al femminile secondo Sabina Belli, Ceo di Pomellato, autrice del libro D come donna C come Ceo. Pubblichiamo una parte dell’articolo di Federica Furino.

«Scusi il ritardo, ho avuto un piccolo contrattempo». Comincia così, Sabina Belli: scusandosi per una telefonata iniziata sei minuti (sei!) oltre il previsto. Sembra un dettaglio e invece dice qualcosa della donna dall’altro capo della cornetta. Una che fa parte di quella piccolissima élite (il 5 per cento in Europa) di ragazze arrivate ai vertici di una grande azienda (è Ceo di Pomellato dal 2015 dopo una vita ai vertici di grandi aziende del lusso, tra cui Bulgari e Christian Dior Perfumes). Eppure, della distanza che separa l’élite dal resto del mondo non c’è traccia. Perché, scoprirò poi leggendo il suo libro (D come donna, C come Ceo, Roi Edizioni – acquista ora su Amazon), Sabina fa dell’empatia e del fattore umano i punti di partenza della sua storia. Parte del suo successo professionale, dice, lo deve a questo. E a 10 altri “segreti” che ha scelto di condividere con noi.

1. Prevedere e anticipare

Saper prevedere il futuro, cogliendo piccoli segnali che definiscono vie nuove, è indispensabile per avere successo. Io ho imparato a farlo lavorando per i grandi marchi del lusso che, per definizione, lanciano le nuove tendenze. Ma è un’attitudine utilissima in qualsiasi campo perché permette di avere soluzioni già pronte nei momenti di cambiamento o a elaborare piani B visionari, quelli che ti fanno fare passi avanti. Anticipare è importante anche nel privato: non puoi perdere una riunione se la tata ha l’influenza. Anche lì devi avere soluzioni per gestire gli imprevisti.

2. Usare le buone maniere

Non sono convenzioni sociali, ma un modo di esprimere rispetto per se stessi e per gli altri. Io le riassumo con una parola: gentilezza. Aiuta in tutto, anche nel lavoro, perché allenta le tensioni e risolve molte situazioni conflittuali. Le buone maniere, poi, sono un passaporto: non rispondere velocemente alle email, guardare il cellulare durante un meeting, scrivere messaggi sgrammaticati è qualcosa che indispone.

3. Pensare in grande

L’ho imparato all’inizio della mia carriera. Lavoravo per un marchio prestigioso e siccome l’affitto di una boutique strategica era aumentato moltissimo, cercavamo soluzioni per assorbire la spesa. Avevamo fatto tabelle, calcoli e compitini da sottoporre all’azionista. Ricordo che lui ci guardò e disse: “Why dont’t you buy the building?”, perché non comprate il palazzo? Era vero: se pensi in piccolo, non voli. Se invece alzi l’asticella e impari a prenderti i giusti rischi, nulla è impossibile. Vietato usare la crisi come scusa per la mancanza di coraggio: se non ci hai provato, è perché non ci hai creduto abbastanza.

4. Prendersi cura di sé

Il corpo è un capitale che ci portiamo dietro e che va tutelato. Mangiare bene, dormire, fare movimento, concedersi una manicure o un massaggio, se hai una vita professionale che richiede molta energia, è indispensabile. Il corpo è un passaporto universale, e non solo per chi come me lavora nel lusso e deve essere all’altezza dei prodotti che vende: l’immagine che trasmetti è importante qualsiasi cosa tu faccia e arrivare stanchi o trasandati al lavoro è una pessima abitudine. Prendetevi cura di voi stesse: sarà utile. E anche piacevole.

5. Contare su chi ti vuole bene

Da sola non puoi farcela, hai bisogno dell’appoggio di persone che ti vogliono bene. Questo per me è la famiglia: il luogo in cui puoi tirar fuori l’emotività e ricevere amore e supporto psicologico senza essere giudicato. Questo rende liberi. Io non mi sono mai colpevolizzata per essermi persa certi aspetti della vita quotidiana delle mie figlie: l’avevo anticipatamente messo in conto e metabolizzato, puntando sull’organizzazione. Se ti colpevolizzi, non hai la libertà di investire sul tuo percorso.

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