Annie Murphy Paul

Il pensiero oltre i limiti del cervello

Annie Murphy Paul spiega il funzionamento della nostra mente con una nuova analogia: il cervello-gazza. Un modo radicalmente nuovo e necessario di considerare il pensiero, come qualcosa che esce dai limiti del cervello e che si arricchisce attraverso il rapporto col mondo.

I quartieri urbani densamente popolati della moderna Seoul sono caratterizzati dalla scarsa presenza di alberi o cespugli, quindi le gazze usano quel che riescono a trovare: appendiabiti in metallo, antenne tv e fili di acciaio. Questi materiali conducono elettricità e così, quando gli uccelli costruiscono i nidi sulle alte torri di trasmissione della corrente elettrica della città, il flusso dell’elettricità viene frequentemente interrotto. Secondo la Korea Electric Power Corporation (KEPCO), le gazze sono responsabili di centinaia di interruzioni del flusso della corrente elettrica in diverse aree di tutto il paese. Ogni anno, i dipendenti della KEPCO lavorano per rimuovere più di diecimila nidi, ma, con altrettanta rapidità, le gazze li ricostruiscono.

Le gazze possono rappresentare un annoso problema per le società elettriche, ma la loro attività ci offre una feconda analogia in relazione al modo in cui funziona la mente. I nostri cervelli, si potrebbe dire, sono come le gazze: modellano i loro prodotti finiti a partire dai materiali che hanno a disposizione, intrecciando i frammenti che trovano nei loro pensieri. Accanto alle metafore cervello-computer e cervello-muscolo, è evidente che l’analogia cervello-gazza è di un tipo molto diverso, e implica conseguenze assai differenti in merito al modo in cui funzionano i processi mentali.

Per prima cosa: il pensiero non si compie solo all’interno della scatola cranica, bensì, anche al di là dei suoi limiti, ovvero nel mondo; è un’attività che implica un continuo montaggio e rimontaggio, e che attinge anche a risorse esterne al cervello. Inoltre, i tipi di materiali disponibili con cui “pensare” influenzano la natura e la qualità del pensiero che può essere prodotto. Infine, la capacità di pensare bene, cioè di dimostrarsi intelligenti, non è una proprietà persistente dell’individuo, bensì uno stato mutevole che dipende dall’accesso a risorse extraneurali e dalla conoscenza in merito a come sia possibile utilizzarle.

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