Il punto è questo: parlare è un fatto relazionale. Accade tra qualcuno che è disposto a dire qualcosa e qualcuno che è capace e disposto ad ascoltare. Sulla base dei diversi filoni della ricerca sappiamo che tendiamo a pensare che la colpa sia dell’altra persona. Non parliamo perché quella persona non ci ascolta. Non ascoltiamo perché quella persona ci mette troppo tempo per arrivare al dunque, o perché presumiamo che quella persona semplicemente non capisca. Sappiamo, grazie alle nostre ricerche, che tendiamo a valutare la nostra opinione circa un terzo in più rispetto a quella degli altri (in alcuni dei gruppi che abbiamo esaminato questo valore è arrivato fino al triplo). Sappiamo che tendiamo a credere di essere disponibili e quindi a presumere che gli altri non ci nascondano nulla. Sappiamo che se ognuno di noi modifica il modo in cui parla e ascolta, anche di poco, intere comunità possono cambiare. Come individui, squadre, organizzazioni e società, abbiamo bisogno di fermare il gioco dello scaricabarile, guardarci allo specchio e affrontare non solo come mettiamo a tacere noi stessi, ma anche come facciamo tacere gli altri.
Il silenzio è la voce mancante in una conversazione. È il suono di qualcosa che avrebbe dovuto essere detto ma non lo è stato. Succede di continuo. Vi siete mai trovati in una situazione che sapevate essere sbagliata, ma non avete detto nulla? Avete mai avuto un’idea su come migliorare qualcosa, ma l’avete tenuta per voi? Vi siete mai resi conto che qualcuno – al lavoro o a casa – non vi aveva detto qualcosa perché aveva troppa paura di farlo, non voleva mettervi in imbarazzo, pensava che non fosse importante o credeva che non fosse il caso di dirvelo?
Il silenzio delle voci taciute costa carriere, relazioni e vite. Implica che nuove idee non vedono la luce del giorno e che problemi evidenti non vengono risolti. Può mettere in ginocchio – e lo fa, di continuo – intere multinazionali. Il silenzio può portare al licenziamento di un amministratore delegato, a una frode scandalosa sbattuta sulle prime pagine o a una protesta di piazza quando ciò che sembra troppo bello per essere vero si rivela per quello che è. Ma questi momenti drammatici non vengono fuori dal nulla; si accumulano, spesso impercettibilmente, nel tempo, mentre mettiamo a tacere noi stessi e gli altri, una conversazione alla volta.