Una pandemia globale. Panico. Distanziamento sociale. Lavorare da casa. La crisi economica. In un batter d’occhio, siamo passati dagli aperitivi a quattr’occhi a quelli virtuali. Dalle conferenze di persona a quelle virtuali. Dalle lezioni in aula a quelle virtuali. Dalla vendita faccia a faccia a quella mediante i canali virtuali. La pandemia globale del coronavirus del 2020 ha impresso un’accelerazione all’adozione della vendita tramite i canali virtuali, proprio come la crisi finanziaria globale del 2007-2009 ha accelerato l’emergere di team di vendite interne (ossia responsabili delle vendite di prodotti o servizi della propria azienda per mezzo di telefono, email o altri canali online), e la ripartizione delle forze vendita in sviluppo commerciale, vendite, gestione clienti e soddisfazione della clientela (acquisizione, crescita e fidelizzazione). Con la sola differenza che ciò si è verificato in maniera più veloce, comprimendo in pochi mesi quanto avrebbe potuto impiegare dieci anni a concretizzarsi compiutamente.
In un istante, per rimanere rilevanti e competitivi, i venditori, i responsabili della gestione dei clienti, gli imprenditori e i professionisti hanno dovuto cambiare il modo in cui si relazionano con i clienti e i potenziali clienti. Analogamente, i clienti e i potenziali clienti hanno dovuto cambiare la modalità di interazione con i fornitori. L’evoluzione della tecnologia della vendita a distanza ha finalmente soddisfatto la domanda. La trasformazione digitale che negli ultimi vent’anni era stata una marea inevitabile che però montava lentamente, si è abbattuta su di noi come uno tsunami. Improvvisamente, la vendita attraverso i canali virtuali è diventata popolare. A differenza di molti altri momenti storici cardine nei quali le persone intelligenti sono state costrette, per necessità, a inventare la tecnologia per fronteggiare il momento difficile, in questo frangente la tecnologia era in vantaggio su di noi. Dovevamo semplicemente metterci al passo.