Avrei trascorso la giornata con uno dei massimi dirigenti del gruppo automobilistico PSA Peugeot Citroën, preparando lui e sua moglie per gli assestamenti culturali che dovevano affrontare nel loro prossimo trasferimento a Wuhan, in Cina. Se il programma avesse avuto successo, più avanti nel corso dell’anno, la mia azienda sarebbe stata ingaggiata per fornire lo stesso servizio ad altre
cinquanta coppie, perciò la posta in gioco era alta. Anche Bo Chen, l’esperto culturale cinese che mi avrebbe coadiuvato nella sessione di formazione, arrivò in anticipo. Chen, giornalista trentaseienne di Wuhan residente a Parigi, lavorava per un quotidiano cinese. Si era offerto volontario per fungere da specialista della cultura cinese per la formazione e il suo contributo sarebbe stato uno degli elementi più decisivi per rendere proficua la giornata.
Se era bravo come speravo, il programma sarebbe stato un successo e ci saremmo aggiudicati la conduzione delle cinquanta sessioni a seguire. La mia fiducia in Chen era supportata dalle nostre riunioni preparatorie. Eloquente, estroverso e molto ben informato, Chen sembrava perfetto per il lavoro. Gli avevo richiesto di preparare due o tre esempi aziendali concreti per illustrare ogni aspetto culturale che intendevo trattare nel corso del programma, e lui aveva confermato con entusiasmo che sarebbe stato pronto. Il signore e la signora Bernard arrivarono e li feci accomodare su un lato del grande tavolo rettangolare in vetro, con Chen seduto di fronte a loro. Facendo un respiro profondo e pieno di speranza, diedi avvio alla sessione, delineando su una lavagna a fogli mobili gli aspetti culturali che i Bernard avevano bisogno di comprendere per far sì che il loro periodo in Cina sortisse un esito propizio.