Lo aveva raccontato nel 2012 il Guardian, in un video cinematografico e promozionale che ha fatto la storia. Perché nel mondo capovolto dei social può capitare che il lupo, notoriamente cattivo, si trasformi in un mansueto agnellino, mentre quei tre porcellini da sempre simbolo di innocenza vengano condannati a suon di post e tweet dall’opinione pubblica e messi in gabbia in quanto maledetti impostori. Anzi, di più. Lucidi calcolatori e persino assassini. La leggendaria fiaba dei tre porcellini, pubblicata per la prima volta intorno al 1843 da James Halliwell-Phillipps, viene così rivisitata dalla testata anglosassone per lanciare il video Three little pigs.
Così si è deciso di mettere in scena tutto il peso di quello che abbiamo già definito come potere editoriale diffuso dei cittadini connessi, che oggi in modo più o meno consapevole compartecipano alla creazione della notizia, anche se poi la mediazione giornalistica è quella che fa la differenza in termini di coerenza. Anche per questo video, pluripremiato al Festival della pubblicità di Cannes, il Guardian ha confermato il suo storico claim: “The whole picture”, ossia il quadro intero. Ma mentre questa visione di insieme nel lontano 1984, anno di adozione del messaggio, era declinata esclusivamente grazie al ruolo giornalistico, oggi tutto viene ripensato in un amalgama indistinto che riserva un ruolo centrale all’utente finale. È un tema cruciale che determina una riflessione attiva sul peso specifico dell’opinione del lettore e che comporta uno spostamento di baricentro verso dinamiche relazionali, che in parte vanno a sovrascriversi a quelle meramente giornalistiche.