Michael Morris

Siamo animali tribali

Da soli possiamo fare così poco; assieme possiamo fare così tanto.

Aristotele definiva l’uomo un “animale sociale”. Ma non siamo soltanto noi a essere sociali. I lupi corrono in branco. I pinguini si stringono in un abbraccio per conservare il calore. Se si perdono, gli elefanti si chiamano per ritrovare la strada.
Gli esseri umani non sono neppure la specie più sociale. Formiche, api e termiti surclassano gli umani in diversi parametri di socialità. Miriadi di insetti imparentati fra loro vivono assieme senza intoppi nel loro comportamento e prendendosi cura dei propri piccoli. Ma se le colonie di insetti sono impressionanti dal punto di vista sociale, va detto che non è il nostro tipo di vita sociale. Le api costruiscono sempre e soltanto alveari esagonali, le formiche marciano in lunghe file e le termiti sciamano muovendosi a zigzag. Questi schemi ricorrono e si possono prevedere perché sono geneticamente programmati e portati a termine grazie ai feromoni. Noi siamo più liberi, meno rigidamente programmati dalla genetica, e dunque i nostri modelli sociali possono essere più diversi e dinamici. Ogni gruppo balla la sua particolare danza, e queste coreografie cambiano nel corso delle generazioni. Pensiamo e agiamo comunque in modalità compatibili con quelle di chi ci sta attorno, ma è per via dei modelli formati e coltivati, non esclusivamente per cause naturali.
I nostri parenti più prossimi in termini evolutivi, gli scimpanzé, posseggono un po’ della stessa libertà comportamentale. Gli scimpanzé possono scegliere se collaborare o competere con un vicino. Per stringere un’alleanza, lo scimpanzé ha bisogno di legare con i suoi simili del gruppo attraverso la spulciatura, un processo che richiede del tempo. Questa necessità di amicizia diretta limita la possibilità di allargamento della cooperazione. Quando un branco di scimpanzé si espande oltre i cinquanta membri, ci si divide in fazioni rivali. Metti un centinaio di scimpanzé che non si sono mai visti prima su un’isola e il risultato sarà un bagno di sangue. Una Manhattan degli scimpanzé, in cui milioni di estranei si grattano l’un l’altro la schiena, è inconcepibile.

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