Daniel Kahneman
L'ottimismo: un'arma a doppio taglio
Come trovare un equilibrio tra l'ottimismo e il realismo
Tempo di lettura: 3 minuti
La maggior parte delle persone si rivela quasi sempre molto ottimista. La ricerca sulla cognizione degli esseri umani ha attribuito questo eccessivo ottimismo a molti fattori. Uno dei più potenti è la tendenza degli individui a gonfiare i propri talenti, a credere, insomma, di essere al di sopra della media per quanto riguarda la propria dotazione di abilità e di tratti positivi.
Consideriamo un sondaggio, che ha coinvolto un milione di studenti, condotto dal College Board nel corso degli anni Settanta del secolo scorso. Quando a questi studenti è stato chiesto di valutare loro stessi rispetto ai propri coetanei, il 70 per cento ha affermato di considerarsi al di sopra della media in termini di capacità di leadership, mentre solo il 2 per cento si è valutato al di sotto.
Per quanto riguarda le abilità atletiche, il 60 per cento ha reputato di attestarsi sopra la media, mentre solo il 6 per cento al di sotto. Quando si è trattato di valutare la propria capacità di andare d’accordo con gli altri, il 60 per cento degli studenti si è collocato nel decile superiore, e addirittura il 25 per cento affermava di rientrare nel percentile più alto.
L’inclinazione a esagerare la rilevanza dei nostri talenti è amplificata dalla nostra tendenza a mal percepire le cause di certi eventi. Il pattern tipico di tali errori di attribuzione, come li chiamano gli psicologi, dipende dal fatto che le persone si intestano il merito degli esiti positivi e addebitano i risultati negativi all’influenza decisiva dei fattori esterni, indipendentemente da quale sia la reale causa.
Uno studio che ha considerato le lettere inviate agli azionisti relative al consuntivo annuale ha evidenziato che i dirigenti tendono ad attribuire i risultati favorevoli a fattori sotto il loro controllo, come per esempio la strategia aziendale o i programmi di ricerca e sviluppo che hanno promosso. Al contrario, gli esiti sfavorevoli sono più probabilmente attribuiti a fattori esterni incontrollabili, come le condizioni meteorologiche o l’inflazione. Simili attribuzioni egoistiche sono state osservate anche in altri studi che hanno considerato tanto le relazioni quanto i discorsi dei dirigenti.
Peraltro, tendiamo a esagerare anche il grado di controllo che abbiamo sugli eventi, sottovalutando il ruolo del caso. In una serie di studi, ai partecipanti è stato chiesto di premere un pulsante che determinava l’accensione di una luce rossa. È stato detto loro che se la luce si fosse messa a lampeggiare, il fenomeno sarebbe stato attribuibile a una combinazione della loro azione e della pura casualità. Successivamente, è stato chiesto di valutare la propria esperienza. La maggior parte delle persone ha esageratamente sopravvalutato l’influenza della propria azione nel determinare il lampeggiamento della luce.
Dirigenti e imprenditori sembrano essere ampiamente soggetti a questi bias. Gli studi che confrontano i risultati effettivi prodotti dai progetti che prevedevano investimenti di capitale, fusioni, acquisizioni, ingressi nei mercati ecc. con le aspettative originali dei manager mostrano un’evidente tendenza all’eccesso di ottimismo.
Condividi
Ricevi notizie sulle nuove uscite e gli eventi della casa editrice, contenuti interessanti e promozioni