Tutti cerchiamo di evitare il dolore. Alcuni di noi assumono delle pillole. Altri giacciono sul divano in preda ai binge-watching resi possibili da Netflix. Altri ancora leggono romanzi rosa. Faremmo di tutto, o quasi, per distrarci da noi stessi. Eppure tutti questi tentativi di allontanarci dal dolore, sembrano soltanto aver peggiorato la nostra condizione.
Secondo il World Happiness Report, che classifica 156 Paesi in base a quanto i loro cittadini si percepiscono felici, le persone che vivono negli Stati Uniti hanno riferito, nel 2018, di essere meno felici rispetto al 2008. Altri Paesi, tra cui il Belgio, il Canada, la Danimarca, la Francia, il Giappone, la Nuova Zelanda e l’Italia, che hanno condizioni comparabili per quanto riguarda la ricchezza,
il supporto sociale, l’aspettativa di vita, hanno registrato analoghe riduzioni in merito ai punteggi autoriferiti associati alla felicità.
I ricercatori hanno intervistato quasi 150.000 persone in ventisei Paesi per determinare la prevalenza del disturbo d’ansia generalizzato, definito come la manifestazione di una preoccupazione eccessiva, e incontrollabile, che influisce negativamente sulla loro vita. Hanno osservato che ai Paesi più ricchi si associavano tassi di ansia più elevati, rispetto a quelli poveri. Nelle parole degli autori: “Il disturbo è significativamente più diffuso e invalidante nei Paesi ad alto reddito rispetto a quelli a basso o a medio reddito.” Il numero di nuovi casi di depressione, in tutto il mondo, è aumentato del 50 per cento tra il 1990 e il 2017. Gli incrementi più elevati, in relazione ai nuovi casi, sono stati osservati nelle regioni con il più elevato indice sociodemografico (reddito), in particolare nel Nord America.