Wally Kovak voleva girare il mondo. Si è messo a setacciare Instagram, Reddit e Google alla ricerca di ispirazioni. Voleva visitare luoghi che “potessero figurare in un film di Wes Anderson”, un regista di cui era un grandissimo fan. Ma nel corso delle sue ricerche ha incontrato un problema: le splendide foto che trovava erano tutte prive di contesto. “Non c’erano informazioni descrittive; solo didascalie generiche”, spiega Wally. Allora ha cominciato a studiarle per capire dov’erano state scattate, e ha messo assieme un elenco di destinazioni tramite Instagram. “Ho creato questa lista dei desideri, così come si potrebbe creare un elenco di film da vedere. Proprio come su Netflix, solo che invece di scegliere tra i film da vedere, io e mia moglie Amanda avremmo seguito il nostro elenco per andare in vacanza.” Gli amici di Wally hanno preso nota del suo lavoro. Quelle foto toglievano il fiato da quanto erano belle. E apprezzavano i dettagli.
Perciò Wally ci ha preso gusto. Postava ogni giorno l’immagine di una destinazione che avrebbe voluto visitare e che sembrava tratta da un film di Wes Anderson. Sempre più persone hanno cominciato ad andare sulla sua pagina Instagram. La cosa l’ha inorgoglito, e ha aggiunto sempre più informazioni di contesto usando hashtag specifici, collegati all’immagine o all’area di interesse. Ha intitolato la sua pagina Instagram Accidentally Wes Anderson. Poco più di due anni dopo, Accidentally Wes Anderson aveva già 3000 follower, tra cui molti grandi enti turistici internazionali e varie media company. C’era persino la rivista Vogue, che ha pubblicato l’intervista a Wally sul numero di agosto 2017, decuplicando il numero dei suoi follower. Oggi sono più di un milione. Nell’ottobre 2020, Wally e Amanda hanno pubblicato il libro Accidentally Wes Anderson, che è entrato immediatamente nella classifica dei bestseller del New York Times. E i ricavi continuano ad arrivare copiosi in varie forme.
Ma soprattutto, Wally ha costruito un grosso business costantemente in crescita – stando a casa con i suoi familiari a godersi l’inaspettata popolarità. Pur non essendo ancora milionari, Wally e Amanda sono ormai prossimi a quel traguardo. Ciò che hanno realizzato sarebbe stato impossibile vent’anni fa. Oggi questo modello (denominato Content Inc.) è del tutto realizzabile. E io sono convinto che Wally e gli altri imprenditori di cui sentirete parlare in questo libro abbiano scoperto il modello di business meno rischioso e a più alto potenziale disponibile attualmente.
Oggi chiunque, e ovunque, può pubblicare libri, costruire siti Internet e creare lungometraggi, con la possibilità di raggiungere direttamente un pubblico. Per esempio, il soggettista e regista Sean Baker ha presentato con successo il suo film Tangerine al Sundance Film Festival. Come ha fatto a produrlo? Interamente con l’utilizzo di un iPhone. Ma anche Steven Soderbergh ha girato due film utilizzando solo un iPhone (Unsane nel 2018 e High-Flying Bird nel 2019). La disgregazione digitale è in corso dappertutto, ma da nessuna parte è più visibile che nella creazione e nella distribuzione di contenuti. Gli imprenditori e le piccole imprese dovrebbero rallegrarsene. La disponibilità di tecnologie che abbiamo oggi fa sì che qualunque azienda, di qualunque settore, possa sviluppare un’audience attraverso uno storytelling coerente. Il grosso dell’attenzione non va più all’azienda che ha il budget di marketing più ricco. Oggi le imprese vengono premiate per la qualità e l’attendibilità dei loro messaggi, e per l’audience che riescono ad attrarre attraverso un flusso coerente di informazioni.
Adam Barrie e Lee Wilcox, due giovani di Birmingham, Regno Unito, hanno avuto la loro intuizione rivoluzionaria mentre affogavano i propri dispiaceri nella birra una sera d’estate del 2014. Barrie lavorava nell’edilizia da dodici anni e non riusciva a trovare un gessista. Wilcox era tornato a vivere con i genitori dopo il divorzio ed era sull’orlo della bancarotta. Erano convinti che gli operatori del settore dovessero entrare stabilmente in contatto con le aziende industriali. Ma nel mercato B2Bdel Regno Unito non c’era modo di riuscirci. Mettendo assieme a fatica 10.000 dollari, hanno lanciato On the Tools, una pagina Facebook su cui gli operatori dell’edilizia avrebbero potuto mettere in comune video divertenti. Nel giro di pochi mesi hanno conquistato 250.000 fan. Alla fine del 2016 avevano 1,5 milioni di follower. Oggi Adam e Lee hanno trasformato la loro piccola idea in una media company diversificata (Electric House) che fattura vari milioni di dollari e ha 88 dipendenti.
Come ci sono riusciti? Come ci sono riusciti tutti gli imprenditori e tutte le piccole imprese descritte in questo libro?
Erano solo congiunzioni astrali, oppure nel modo in cui hanno lanciato e posizionato i loro business c’è qualcosa che possiamo
recepire e replicare? Hanno scoperto per caso un modello di business che non è assolutamente ad alta intensità di capitale e in cui l’asset principale deriva dalla vendita di informazioni educative o di intrattenimento?
Nell’arco di dieci anni, e tramite un gran numero di interviste, siamo riusciti a decostruire e poi a ridefinire il modello Content Inc. Abbiamo identificato le azioni intraprese da ciascun imprenditore, che nel loro insieme ci hanno aiutato a creare un modello di business nuovo e praticabile per le start-up:
- Il punto di forza. Combinare un’area di conoscenze o una competenza specifica con le aspettative di un pubblico.
- Lo spazio libero per i contenuti. Identificare un’area priva di concorrenza nella quale il nostro contenuto possa distinguersi nettamente.
- La base. Pubblicare costantemente su un solo canale elettivo.
- Costruzione di un’audience. Convertire l’attività editoriali in un asset a pagamento.
- Ricavi. Creare esperienze di contenuto che il vostro pubblico è disposto a pagare, o che attirano degli sponsor.
- Diversificazione. Estendere al momento giusto il processo di pubblicazione ad altri canali e/o creare estensioni di marca.
- Vendita o salto di qualità. Raggiunto il successo, decidere se costruire un’azienda più grande, creare un business finalizzato unicamente a sostenere certi livelli di reddito, o vendere per godersi l’indipendenza finanziaria.