Emanuele Frontoni

Capire l'intelligenza artificiale: tra esseri umani e algoritmi

Tra avanzamenti tecnologici sempre più raffinati, questioni etiche e interrogativi sociali, questo libro è un viaggio alla scoperta dell’ultima frontiera del possibile, verso una collaborazione inedita e tutta da esplorare tra intelligenze artificiali e creatività umana.

Sin dall’inizio un certo ottimismo si mescolava alla paura: sentimenti contrastanti che si possono cogliere in due domande che allora venivano poste alla comunità scientifica.
La prima era: quando il campione del mondo di scacchi Kasparov sarebbe stato battuto dal computer – o, come diremmo oggi, da un algoritmo? All’epoca, quando i computer in circolazione erano ben pochi, si pensava che la storica vittoria del computer sarebbe avvenuta nel 1968. In realtà abbiamo dovuto attendere il 10 febbraio 1996, quando in un centro congressi di Philadelphia, per la prima volta, il computer Deep Blue ha battuto il campione russo.
Il secondo interrogativo era: quando il computer sarebbe stato in grado di fare tutto ciò che sa fare l’uomo? Si stimava all’epoca che questo risultato sarebbe stato raggiunto nell’arco di vent’anni. Ma la previsione è stata smentita e ancora oggi tanti ricercatori, di fronte a questa domanda, continuano a dare la stessa risposta.
In realtà, che il computer sappia fare tutto ciò che è in grado di fare l’uomo vuol dire parlare di intelligenza artificiale generale. Da una parte, è il sogno di ogni scienziato; dall’altra, è la grande paura che in questo momento sta dilagando. In realtà, l’intelligenza artificiale è ancora molto lontana dal saper fare tutto ciò che sa fare l’uomo. Il ragionamento, la grande capacità di generalizzazione che noi abbiamo sono molto difficili da riprodurre nelle macchine: gli esseri umani sono in grado di dedurre da pochi esempi, mentre ancora oggi i nostri algoritmi, sia quelli di deep learning sia quelli generativi, hanno bisogno di tantissimi dati a disposi-
zione per poter estrarre informazioni.
L’intelligenza artificiale, o meglio l’intelligenza artificiale ristretta, è in grado di eseguire bene, a volte con risultati migliori di quelli dell’uomo, alcune operazioni, le cosiddette superhuman capabilities: si tratta di abilità legate a dei task precisi e nelle quali il computer eccelle, ma solo in un determinato ambito e senza la capacità di generalizzare.

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