Adeguarsi alla propria natura rende felice la nostra vita
Allora impegniamoci a cercare qualcosa che non sia un bene solo in apparenza, ma che sia solido, stabile e più bello ancora nella parte meno visibile: tiriamolo fuori. Non è posto lontano: lo si troverà. È solo necessario sapere dove tendere la mano; ora, invece, come se fossimo al buio, passiamo oltre a ciò che ci sta vicino, sbattendo contro ciò che desideriamo. Ma, per evitare di trascinarti in giro senza arrivare alla meta, tralascerò le opinioni degli altri (sarebbe lungo elencarle e discuterle): ascolta dunque la nostra. Quando poi dico la “nostra”, non intendo legarmi a uno dei grandi stoici: anche io ho il diritto di esprimere un’opinione. Per questo uno lo seguirò, a un altro chiederò di chiarire il suo parere; magari, interpellato dopo tutti gli altri, non disapproverò nulla di ciò che è stato espresso da chi mi ha preceduto e dirò: “Io aggiungo questo a quanto hanno detto.” Intanto, cosa su cui tutti gli stoici sono d’accordo, mi attengo alla natura: è saggio non allontanarsi da essa, ma conformarsi alla sua legge e al suo esempio. Dunque è felice una vita che segua la propria natura: la otterremo se la mente per prima sarà sana e in perpetuo possesso della propria sanità. Poi se sarà forte, vigorosa e paziente nel senso più nobile, capace di adeguarsi alle circostanze, dedita alla cura del proprio corpo e di tutto quanto lo riguarda ma senza ansie, attenta a tutte le cose che arricchiscono la vita ma senza ossessione per nulla, pronta a servirsi dei doni della sorte ma non a servirli.
Capisci tu stesso, anche se non mi dilungherò, che a tutto ciò seguono una ininterrotta serenità e la libertà, una volta allontanato quello che ci irrita o che ci spaventa. Infatti al posto dei piaceri, che sono di poca importanza, di breve durata e dannosi per la loro natura pericolosa, subentrerà una grande gioia, che non potrà essere turbata e che rimarrà sempre costante in noi; poi arriveranno anche pace, serenità d’animo e grandezza unita a umana comprensione. Ogni cattiveria nasce infatti dalla debolezza.
Il sommo bene può essere definito in vari modi senza cambiarne la sostanza
Il nostro bene può essere definito anche in altri modi: intendo dire che la stessa idea può essere espressa con parole diverse. Ti faccio un esempio: un esercito può schierarsi su un fronte ampio o radunarsi in uno spazio ristretto, oppure ancora piegarsi al centro in lati curvati a semicerchio o disporsi in linea retta; la sua forza però rimane la stessa, comunque abbia preso posizione, e non cambia la sua volontà di restare fermo e saldo a difesa della stessa causa. Allo stesso modo la definizione di sommo bene in alcuni casi può essere ampia e dettagliata, in altri breve e sintetica. Dunque non cambierà nulla se dirò: “Il sommo bene è l’animo che guarda dall’alto in basso i doni della sorte ed è soddisfatto della virtù”, o “Forza invincibile dell’animo, esperta della vita, tranquilla nell’agire, con grande comprensione per gli altri e attenzione per chi le sta accanto.” Si può dare anche questa definizione: “Consideriamo felice quell’uomo per cui non esistono nessun bene e nessun male se non un animo buono o malvagio, un uomo che pratica l’onestà, che è appagato dalla virtù, che non si esalta o si deprime per ciò che accade nella vita, che non conosce bene più grande di quello che può darsi da solo, per cui il vero piacere sarà il disprezzo dei piaceri.”
Se vuoi far correre la fantasia, puoi declinare il medesimo concetto in tante altre forme, mantenendo comunque immutata la sua essenza. Nulla ci impedisce di definire la vita felice niente altro se non un animo libero, elevato, coraggioso, solido, posto oltre ogni paura, oltre ogni passione, per cui l’unico bene sia l’onestà e l’unico male la disonestà. Tutto il resto è un ammasso senza valore di cose che non aggiungono e non tolgono nulla alla vita felice, che vanno e vengono senza aumentare o diminuire il sommo bene. È inevitabile che un animo così formato, che lo si voglia o no, porti a una serenità stabile e a una gioia profonda, che nasce dal profondo: poiché gode delle proprie cose e non desidera più di ciò che ha nella propria casa. Perché mai tutto ciò non dovrebbe compensare adeguatamente gli impulsi insignificanti, vuoti e instabili del nostro povero corpo? Il giorno che sarà sottomesso al piacere sarà sottomesso anche al dolore. Vedi poi di quale orribile e dannosa schiavitù è destinato a cadere preda colui che è dominato a fasi alterne dai piaceri e dai dolori, i padroni più volubili e violenti. Per questo bisogna svincolarsi e correre verso la libertà. E niente altro ce la concede se non l’indifferenza verso la sorte: allora sorgerà quel bene senza prezzo, la tranquillità della mente, posta in un luogo sicuro. Avrai poi l’elevatezza d’animo, la gioia grande e stabile che nasce dalla conoscenza del vero, senza incertezze angosciose, e infine l’affabilità e la disponibilità d’animo. Di tutto ciò l’animo si rallegrerà considerandoli non beni in sé, ma conseguenze del suo proprio bene.