Che cos’è, davvero, la felicità? E come si raggiunge?

Seneca smonta false convinzioni e mode effimere – dalla corsa alla ricchezza all’ossessione per il piacere – per guidarci verso una vita fondata sulla ragione, sulla virtù e sull’autenticità. Perché, in fondo, la vita beata non è qualcosa da cercare lontano: è un modo di abitare il presente, con lucidità e coraggio.

Capisci tu stesso, anche se non mi dilungherò, che a tutto ciò seguono una ininterrotta serenità e la libertà, una volta allontanato quello che ci irrita o che ci spaventa. Infatti al posto dei piaceri, che sono di poca importanza, di breve durata e dannosi per la loro natura pericolosa, subentrerà una grande gioia, che non potrà essere turbata e che rimarrà sempre costante in noi; poi arriveranno anche pace, serenità d’animo e grandezza unita a umana comprensione. Ogni cattiveria nasce infatti dalla debolezza.

Il sommo bene può essere definito in vari modi senza cambiarne la sostanza

Il nostro bene può essere definito anche in altri modi: intendo dire che la stessa idea può essere espressa con parole diverse. Ti faccio un esempio: un esercito può schierarsi su un fronte ampio o radunarsi in uno spazio ristretto, oppure ancora piegarsi al centro in lati curvati a semicerchio o disporsi in linea retta; la sua forza però rimane la stessa, comunque abbia preso posizione, e non cambia la sua volontà di restare fermo e saldo a difesa della stessa causa. Allo stesso modo la definizione di sommo bene in alcuni casi può essere ampia e dettagliata, in altri breve e sintetica. Dunque non cambierà nulla se dirò: “Il sommo bene è l’animo che guarda dall’alto in basso i doni della sorte ed è soddisfatto della virtù”, o “Forza invincibile dell’animo, esperta della vita, tranquilla nell’agire, con grande comprensione per gli altri e attenzione per chi le sta accanto.” Si può dare anche questa definizione: “Consideriamo felice quell’uomo per cui non esistono nessun bene e nessun male se non un animo buono o malvagio, un uomo che pratica l’onestà, che è appagato dalla virtù, che non si esalta o si deprime per ciò che accade nella vita, che non conosce bene più grande di quello che può darsi da solo, per cui il vero piacere sarà il disprezzo dei piaceri.”

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