Seth Godin
Il canto della sicurezza
Abbandonare la sicurezza per ricercare la crescita
Tempo di lettura: 2 minuti
Un giorno, mentre sta per nascere la nuova regina, quella in carica e la metà della api presenti nell'alveare - le operaie più anziane ed esperte - sciameranno via. Nel giro di pochi minuti, decine di migliaia di api, coordinate senza un coordinatore voleranno via.
Si lasceranno alle spalle la loro casa, rifornita di cibo, per fondare una colonia più piccola e giovano con una nuova regina.
Il rumore che le api fanno quando sciamano è entusiasmante. Lo sciame è in cerca di possibilità e crescita, senza sapere con precisione dove è diretto. Le api troveranno il ramo di un albero a qualche centinaio di metri di distanza e si disporranno in una sfera compatta per preservare il calore. Da lì, invieranno esploratrici a coprire una superficie che può arrivare fino a ottanta chilometri quadrati, per trovare un nuovo posto dove costruire l'alveare. Lo sciame ha solo pochi giorni per individuare e trasferirsi in una nuova casa scelta di comune accordo... oppure morirà. Che audace salto nel buio. Queste api accettano la sfida di andare da qui a là senza una mappa precisa, e di farlo sulla base della collaborazione, della dignità e della connessione.
Senza il canto della crescita l'alveare soffoca e scompare. E in questo momento molto di noi stanno vivendo un'esperienza simile.
Il canto della sicurezza
Le persone non sono api, però abbiamo molte cose in comune con loro. Quando si affronta una sfida esistenziale, è difficile andare avanti, è difficile creare, ed è impegnativo essere generosi.
Al pari degli essere umani, le api devono mantenere una temperatura intorno ai 36,6 gradi centigradi nell'alveare. Se fuori fa fresco, si stringono l'una all'altra, tremando per aumentare il calore. Quando fa troppo caldo si allontanano, permettendo la circolazione dell'aria.
Ma al di fuori della sicurezza dello sciame, le api esposte a temperature estreme entrano in uno stato di inerzia e apatia.
Abbiamo visto succedere la stessa cosa nella nostra società. La recessione globale e la pandemia hanno soffocato l'innovazione e i legami. Le persone hanno cercato rifugio in casa e avevano poca energia da spendere per un progresso positivo.
Al lavoro prevale lo steso istinto. Quando le persone si sentono disprezzate, invisibili o insicure, possono chiudersi al mondo esterno, svolgere il lavoro in modo svogliato e fare il minimo indispensabile, sperando semplicemente di tenersi il posto... almeno finché non ne trovano uno migliore.
Esaurimento, insoddisfazione e il noioso susseguirsi di riunioni cospirano per soffocare la produttività e rendere il lavoro meno coinvolgente. Veniamo spinti a cercare la sicurezza, non la crescita.
Finché non vengono soddisfatti i nostri bisogni esistenziali, è difficile sostenere la fatica emotiva necessaria al progresso e alla possibilità.
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