Ginni Rometty
Immaginare un futuro migliore per più persone
Tempo di lettura: 3 minuti
Unire i puntini della storia può aiutarci a prevedere il futuro. Oggi, quando penso a ciò che è possibile per il nostro mondo, viaggio indietro nel tempo, vedo mia madre e capisco come si è evoluto il mio percorso “dall’io, al noi, al tutti” fin dalla mia giovinezza. Mia madre è sempre stata intelligente, semplicemente non aveva avuto modo di andare oltre le scuole superiori. Aveva bisogno della possibilità di imparare e applicarsi per ottenere un lavoro ben retribuito e ricostruire le nostre vite. Quando ha iniziato a frequentare i corsi serali del community college locale per imparare a usare il computer, ha fatto fatica ad abituarsi a quell’ambiente dedicato allo studio: erano passati quasi vent’anni dall’ultima volta che era entrata in una classe! Ma ce la fece, e alla fine trovò un lavoro migliore e meglio retribuito in un piccolo ufficio. Ricordo che comprava nuovi abiti in modo tale da potersi vestire in modo più professionale, e che quando tornava a casa ci raccontava cosa aveva fatto e chi aveva incontrato.
Riflettere sulle mie radici ha portato a galla verità che mi hanno accompagnata per tutta la vita. Quando ho iniziato a lavorare ho capito che per molte persone era la mancanza di accesso, e non l’atteggiamento, a rappresentare un ostacolo verso una vita migliore. Ho capito anche che la formazione non deve interrompersi una volta portato a termine il percorso d’istruzione tradizionale. Ricordo che alla fine della giornata lavorativa in gm passavo ore a studiare i software, o la domenica trascorsa nell’ufficio di un cliente insieme a Mark, alla sua tv e agli hot dog, quando mi sono presentata all’installazione di un mainframe prima degli altri ingegneri per studiare i manuali. Qualcuno potrebbe alzare gli occhi al cielo e dire che mi sono data fin troppo da fare, ma non volevo sembrare stupida agli occhi degli altri. E dato che spesso ero l’unica donna presente, competenze e preparazione sono state il mio scudo e la mia fonte di sicurezza. Oltretutto mi piaceva imparare cose nuove.
È stato il mio capo Pat O’Brien a insegnarmi che aiutare gli altri ad apprendere faceva parte dei compiti di un leader. Avevo dei piani di formazione per tutti coloro che facevano capo a me, ed ero personalmente coinvolta nella loro formazione. Mi piaceva insegnare. Proprio come avevo fatto con le mie sorelle al tavolo della cucina, quello era il mio modo di prendermi cura degli altri. Ero anche responsabile dell’equità salariale e delle promozioni delle persone. Man mano che la mia carriera in ibm faceva passi in avanti, ho potuto vedere come competenze ed equità fossero legate a filo doppio. In qualità di consulente ho anche compreso il valore dell’apprendistato al fine di acquisire nuove competenze imprenditoriali rispetto alle quali non disponevo di un titolo di studio. Ho compreso quanto sia importante la formazione continua, sia per le persone che per le organizzazioni.
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