Benvenuto all’One Hand Coaching o, come dicono i miei amici, “il metodo Belotti”.
Ricordi l’immagine della mano associata al mio metodo? Bene, questo è il primo dito, il pollice.
Qui parleremo dello scopo.
Ognuno di noi ha uno scopo nella vita, un perché, ed è il motivo profondo che ci spinge a fare quel che facciamo: individuarlo è essenziale.
Lo stesso vale per un’azienda, che nasce perché il fondatore, uno o più di uno, ha uno scopo (che non è fare soldi: quello, forse, è l’obiettivo). Walt Disney, per esempio, voleva dare nuove speranze agli adulti; Steve Jobs desiderava lasciare un segno nell’universo. Ferruccio Lamborghini inizialmente si occupava della produzione di trattori, ma era anche un grande appassionato di automobili sportive. Non soddisfatto della frizione della Ferrari che guidava, fece notare il problema direttamente a Enzo Ferrari, che, per tutta risposta, gli disse di continuare a occuparsi di trattori. Così, Lamborghini ha fondato la casa automobilistica che porta il suo nome per dare una lezione a Enzo Ferrari. Giorgio Armani sognava di aiutare le persone a sentirsi a loro agio nell’eleganza e Luisa Spagnoli di prendersi cura dei suoi collaboratori nel continuare l’azienda di famiglia.
Vediamo, quindi, come individuare questo scopo.
Perché vuoi quel che vuoi?
Perché vuoi quel che vuoi?
Perché vuoi quel che vuoi?
Perché vuoi quel che vuoi?
No, non è un errore di stampa: ho intenzionalmente ripetuto la domanda, perché si imprimesse nella tua mente e fosse quindi più facile da ricordare. È un interrogativo molto importante, il primo da porsi.
I coach, in genere, iniziano il proprio lavoro cercando di mettere a fuoco altri elementi, che di solito sono gli obiettivi o i valori di chi hanno di fronte. Io no.
Io intendo individuare subito, se possibile, lo scopo, il perché vuoi quel che vuoi. Non ho sempre seguito questo metodo, ma nel tempo mi sono persuaso che questa sia la strada migliore, e voglio spiegarti perché ne sono così convinto.
Lo scopo è il senso che attribuiamo alla nostra vita, la nostra missione su questa Terra. È quello che ci fa alzare al mattino pieni di energia e ci permette di impegnarci con passione nelle nostre attività, senza chiederci se sia possibile avere successo o meno, bensì solo per il piacere di svolgerle. È dallo scopo che traiamo la motivazione profonda per cambiare.
Scopo vs obiettivo
Partendo dall’individuazione degli obiettivi, può accadere di metterne a fuoco uno che non è congruente con lo scopo: nel raggiungerlo, quindi, sarai un po’ meno motivato, ma con il sostegno di un buon coach ci riuscirai comunque. Fin qui niente di male, almeno in apparenza. Il problema è che, una volta conquistato quello che desideravi, ti renderai conto di non essere più felice di prima: ti sentirai insoddisfatto e magari anche un po’ frustrato, perché ti sei impegnato molto, hai impiegato tempo ed energie, eppure non stai affatto meglio; un po’ come l’atleta, che dopo aver vinto tutto si accorge di non aver più la motivazione di una volta, e nel frattempo ha buttato via la sua vita.
L’unico modo per essere più soddisfatti è individuare e raggiungere degli obiettivi che ti avvicinano al tuo scopo, sia nella vita privata che in azienda. Questo aggiunge senso alla vita. Io mi sforzo di essere sempre molto chiaro con le persone con cui lavoro: “Posso aiutarti a ottenere i risultati che vuoi. Sappi che non tutti ti renderanno più felice, e quindi è meglio fare chiarezza da subito.”
Scopo vs valori
Anche cominciando dai valori (o principi guida) e dalle convinzioni, il problema si ripresenta nello stesso modo. Se adesso ti chiedessi quali sono i tuoi valori, senz’altro mi risponderesti, ma potresti inconsapevolmente incorrere in diversi errori. Uno dei più classici, per esempio, è quello di confondere i valori mezzo con i valori fine.
Ti faccio un esempio: “La famiglia” è una risposta molto comune alla domanda: “Quali sono i tuoi valori più importanti?” Capita che ci si impegni per i propri cari, si lavori duramente per proteggerli, eppure, nonostante si riesca nel proprio intento, ci si senta ugualmente infelici. Perché? Perché la famiglia è un valore mezzo, qualcosa che serve per raggiungere un tuo valore fine, quello che effettivamente ti renderà felice. Nel caso specifico, potrebbe essere il dare e ricevere affetto dai figli e sostenerli nelle fasi del loro sviluppo. Capisci, allora, che se il lavoro ti assorbe al punto da non avere tempo da dedicare ai tuoi bambini – che costituiscono il tuo vero scopo – non potrai essere altro che insoddisfatto.
Non solo: se ci pensi, a tutti noi capita qualche volta di violare i nostri valori. “Cosa significa, Claudio? Che i valori non sono importanti?”, mi chiederai. Ovviamente lo sono, però io penso che non siano ciò che conta di più, perlomeno non all’inizio del lavoro di coaching.
So che molti non saranno d’accordo, ma questo è il mio pensiero: i valori hanno una grande rilevanza, ma non sono la chiave di tutto; sono dei mezzi, delle strade, ma non sono la direzione. Esistono in funzione dello scopo, e non viceversa. Lo scopo, infatti, è legato alla tua natura, alla tua identità, ed è quindi parte della tua essenza; i valori, di contro, mutano nel tempo. Tu sei sempre lo stesso, però a vent’anni hai valori diversi che a quaranta. Almeno, mi auguro che sia così.
Perseguire obiettivi che rispettino i valori è fondamentale e, per la buona riuscita del coaching e soprattutto per la nostra felicità, occorre farlo soltanto dopo avere individuato le finalità ultime che guidano le nostre azioni. Il modo migliore è quello di partire da un livello superiore, quello dell’identità e dello “spirito”. Tra poco ti spiegherò meglio che cosa intendo.
Ma andiamo con ordine. Prima, voglio parlarti dei sei bisogni fondamentali dell’uomo secondo la teoria di Anthony Robbins.