Rob Copeland
La vera storia di una leggenda di Wall Street
Luci e ombre del classico sogno americano
Tempo di lettura: 3 minuti
Qualche minuto dopo aver riattaccato il telefono, Paul McDowell si sistemò con cura la camicia, si inginocchiò sulla neve ed ebbe un conato di vomito. McDowell si sentiva più sopraffatto che turbato. Quel canadese stempiato era solito rifuggire i grossi rischi, eppure aveva appena fatto la scommessa più azzardata della sua vita negoziando con uno degli uomini più ricchi del mondo, e a quanto pareva aveva anche vinto. Si chiese per l’ennesima volta che diavolo fosse appena successo. Quel pomeriggio, quando il cellulare squillò, McDowell era seduto alla sua scrivania nel minuscolo ufficio che fungeva da sede centrale canadese di BearingPoint Consulting, una società di consulenza piuttosto triste che gestiva i progetti a cui la McKinsey & Company non avrebbe mai messo mano. Quando rispose sentì la voce bassa e roca di Ray Dalio.
“Paul”, disse Dalio passando subito al sodo, “non è facile trovarne di tipi come te.” McDowell sentì il petto riempirsi di calore. Il solo fatto che qualcuno lo stesse chiamando, oltretutto per fargli dei complimenti, era di per sé un evento fuori dal comune. I colleghi conoscevano McDowell semplicemente come “il canadese”. A differenza di molti altri consulenti, detestava le presentazioni elaborate o i convenevoli rivolti ai clienti solo per far carriera, ma era divorziato e pieno di debiti, e aveva bisogno di quel lavoro ben retribuito. Era diventato un esperto di infrastrutture tecnologiche, risorse umane e gestione delle retribuzioni, argomenti noiosissimi che in ogni caso, se si lavorava sodo e si riusciva a sopportare i fogli di calcolo, potevano rendere più facile la vita all’interno di un’azienda. Pur sentendosi spesso e volentieri sottovalutato, McDowell apprezzava il fatto di essere esperto nell’individuare nuovi modi affinché i clienti di BearingPoint potessero apportare piccole modifiche che avevano un grande impatto sulle loro operazioni.
Era strano e incredibilmente lusinghiero che qualcuno come Ray Dalio lo avesse cercato. Dalio non era un semplice pezzo grosso nel mondo degli affari: aveva fondato uno dei principali hedge fund a livello mondiale, Bridgewater Associates, ed era un personaggio di spicco nel mondo finanziario. Era il dicembre del 2008, e mentre a Wall Street se la passavano quasi tutti male, Dalio stava vivendo l’anno migliore della sua carriera. Era stato lui a lanciare l’allarme rispetto alla bolla immobiliare, avvertendo tutti con un anno di anticipo che i mutui erano sull’orlo del collasso. Era una specie di oracolo, e anche il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, il banchiere più importante al mondo, si consultava con Dalio su come far uscire il Paese dalla crisi. Una settimana dopo la telefonata a McDowell il New York Post avrebbe scritto: “Dalio ha previsto in modo così preciso lo stato dell’economia che leggere le sue osservazioni quotidiane è stato come leggere i quotidiani finanziari con due settimane di anticipo.”
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