Spesso si sottovaluta come le persone che si servono della propria mente per creare prodotti di valore raramente si affidino al caso nelle proprie abitudini lavorative. Prendiamo in considerazione il biografo, vincitore del premio Pulitzer, Robert Caro. Come rivelato nel profilo pubblicato da una rivista, “ogni centimetro dell’ufficio [di Caro] a New York è governato da regole precise”. Dove dispone i propri libri, come sistema le proprie note, che cosa appende alle pareti, persino che cosa indossa... Tutto è definito da precise abitudini che si sono modificate pochissimo nel corso della sua carriera. “Mi sono allenato a essere organizzato” spiega il giornalista. Anche Charles Darwin si valeva di una struttura rigida nell’organizzazione della propria vita lavorativa nel periodo in cui affinava la stesura del libro L’origine delle specie.
Come più tardi ha ricordato il figlio Francis, si svegliava prontamente alle sette del mattino per fare una breve camminata. Consumava la colazione da solo e si ritirava nel proprio studio dalle otto alle nove e mezza. Dedicava l’ora successiva a leggere le lettere che gli erano state consegnate il giorno precedente, dopodiché rientrava in studio dalle dieci fino a mezzogiorno. Dopo la sessione, rifletteva sulle idee più complesse mentre camminava lungo un percorso prestabilito che cominciava in prossimità della serra e poi si sviluppava con un andamento circolare nella sua proprietà. Camminava fino a sentirsi soddisfatto delle proprie riflessioni, poi dichiarava ultimata la giornata lavorativa.
Il giornalista Mason Currey, che ha trascorso cinque anni a catalogare le abitudini di pensatori e scrittori famosi (e dai cui scritti ho tratto i due esempi precedenti), ha riassunto questa tendenza alla sistematizzazione con le parole che seguono: c’è un’idea diffusa comunemente secondo cui gli artisti lavorino a partire dalla propria ispirazione, o che scocchi in loro una scintilla creativa o si accenda l’illuminazione non si sa da dove [...] ma spero che [il mio lavoro] chiarisca che aspettare l’ispirazione è un progetto terribile. Infatti, probabilmente, il miglior consiglio che potrei dare a chi cerca di fare un lavoro creativo è di ignorare l’ispirazione. In una rubrica del New York Times sull’argomento, David Brooks riassume questa realtà in maniera più schietta: “[Le grandi menti creative] pensano come artisti ma lavorano come ragionieri.”
Questa strategia suggerisce quanto segue. Per trarre il massimo dalle vostre sessioni di concentrazione intensa, scegliete rituali rigidi e adatti a voi, proprio come hanno fatto i pensatori importanti di cui abbiamo parlato in precedenza. C’è un motivo per cui vi suggerisco di imitarli. Le grandi menti, come Caro e Darwin, non avevano scelto alcuni rituali per essere strani, ma perché sapevano che avrebbero avuto successo sul lavoro se fossero stati capaci di andare in profondità, sempre più. E non c’è modo di vincere un premio Pulitzer né di concepire una teoria grandiosa senza spingere le proprie capacità cognitive al limite. I rituali riducevano le difficoltà del passaggio a una concentrazione profonda e permettevano loro di entrare in modalità “intensa” più facilmente e di rimanere concentrati più a lungo. Se invece avessero aspettato di avere l’ispirazione prima di cominciare a lavorare seriamente, probabilmente avrebbero raggiunto risultati nettamente più modesti. Non esiste un rituale corretto per lavorare con la massima concentrazione, perché la scelta giusta dipende da voi e dal progetto a cui vi state dedicando. Ecco però alcune questioni generali che ogni rituale efficace dovrebbe tenere in considerazione.
• Dove lavorerete e per quanto tempo. Il rituale deve prevedere una sede specifica per gli sforzi lavorativi. La sede potrebbe essere semplicemente il vostro ufficio abituale con la porta chiusa e la scrivania sgombra (un mio collega ama apporre un cartello “Non disturbare”, in stile hotel, alla porta del proprio studio, quando affronta un argomento difficile). Se è possibile individuare una sede che utilizzerete solo per lavorare con la massima concentrazione – per esempio, una sala riunioni oppure una biblioteca silenziosa – l’effetto positivo sarà ancora più potente. (Se lavorate in un ufficio open space, la necessità di trovare un luogo in cui ritirarvi per lavorare concentrati diventa particolarmente importante.) A prescindere da dove lavorate, assicuratevi di inquadrare in una specifica cornice temporale la sessione per offrire a voi stessi una sfida ben chiara invece di una faticata indefinita.
• Come lavorerete. Il rituale ha bisogno di regole e procedimenti perché gli sforzi siano inquadrati in una struttura. Per esempio, potreste istituire il divieto di utilizzare Internet oppure mantenere un’unità di misura come il numero di parole scritte in un intervallo di venti minuti per affinare la concentrazione. Senza questa struttura dovrete più volte chiedervi che cosa dovreste fare e non fare durante le sessioni e continuare a cercare di stabilire se state lavorando davvero seriamente, con un inutile consumo della vostra riserva di forza di volontà.
• Come sosterrete il vostro lavoro. Il rituale deve sostenere le vostre capacità cognitive perché possiate continuare a lavorare a un alto livello di concentrazione. Per esempio, il rituale potrebbe specificare che comincerete con una buona tazza di caffè oppure che avrete sempre a disposizione qualcosa da mangiare che vi fornisca energia. Oppure potrebbe includere dell’esercizio fisico leggero, come una camminata per rischiarare la mente. (Come ha detto Nietzsche: “Le uniche idee valide sono quelle concepite mentre si cammina”). Le forme di sostegno possono includere anche elementi ambientali, come l’organizzazione dei materiali da lavoro per ridurre i passaggi che dissipano energia (come abbiamo visto nell’esempio di Caro). Per ottimizzare le possibilità di successo, è necessario che riusciate a sostenere i vostri sforzi. Allo stesso tempo, è necessario un sostegno sistematizzato così da non sprecare energia mentale cercando di capire di che cosa avete bisogno in quel momento.
Queste riflessioni vi aiuteranno a cominciare a confezionare il vostro rituale per concentrarvi al massimo. Tenete presente, però, che per trovare un rituale che si adatti a voi è necessario sperimentare; quindi, siate disposti a impegnarvi per cercare ciò che è meglio per voi. Vi assicuro che lo sforzo vale la pena. Quando avrete costruito un rituale che vi sembra funzioni, l’impatto può essere notevole. Lavorare concentrati è una scelta importante e non un’attività da prendere alla leggera. Se accompagniamo questi sforzi con un rituale complesso (e forse, a uno sguardo esterno, piuttosto strano), significa che accettiamo questa realtà e offriamo alla mente l’organizzazione strutturale e l’impegno di cui ha bisogno per entrare in uno stato di concentrazione in cui possiamo cominciare a creare cose importanti.