Michael Easter
Perché desideriamo ottenere sempre di più
Siamo sempre a un passo da dove desideriamo essere
Tempo di lettura: 2 minuti
Una volta, la scrittrice Margaret Atwood ha detto che gli esseri umani hanno un particolare “talento per l’insaziabilità”. Abraham Maslow, uno dei pionieri della psicologia contemporanea, ci ha descritto come “animali perennemente desideranti”. Non sono stati i primi a esprimere tali osservazioni. L’umanità ha da tempo riconosciuto che sta costantemente bramando e consumando sempre di più, ed è consapevole dei pericoli associati ai propri desideri. Considerate i precetti del cristianesimo in relazione alla lussuria, alla gola, all’avarizia e all’invidia. D’altro canto, il buddismo riconosce che la brama e l’attaccamento alle cose e alle persone sono la causa di ogni sofferenza. Possiamo citare anche alcune antiche narrazioni, come quella greca che riguarda il re Mida, la storia indiana di Kirtimukha e il racconto cinese di T’ao T’ieh. Questi insegnamenti religiosi e questi antichi miti ci avvertono in merito allo stesso fenomeno: quando cediamo al nostro insaziabile appetito, finiamo per divorare noi stessi.
Sembriamo credere che le nostre condizioni interne ed esterne saranno perfette, che saremo in grado di “arrivare” e riposare, una volta soddisfatto l’ennesimo desiderio. Ebbene, questa è una mera illusione. Una volta appagato il nostro attuale desiderio – indipendentemente dalla sua entità – sembrerebbe che il nostro cervello produca quello successivo. In altri termini, è come se fossimo sempre a un passo da dove desideriamo essere. Una volta compiuto quel passo, il campo si espande. Ho osservato tutto ciò in me stesso. Ho trascorso gran parte dei miei vent’anni in cerca di una dimensione perfetta che credevo fosse nascosta nel prossimo drink. Ovviamente, non l’ho mai trovata e quella ricerca ha rischiato di uccidermi. Quando sono riuscito a mantenermi sobrio, a ventotto anni, ho effettivamente smesso di divorare me stesso. Almeno fino a quando non ho cercato qualcos’altro di cui avere fame. Il mio io desiderante non è mai scomparso. Ha solo spostato la sua attenzione, inducendomi a desiderare di più altre cose: il denaro e lo status, la gratificazione fatua associata agli acquisti d’impulso, oppure la prossima cena fuori casa.
Il fatto di essere esperti in qualcosa, proprio in ragione delle nostre specifiche competenze, può talvolta trascinarci così in profondità nel tunnel di ciò che ci è stato insegnato, che ci è stato detto, che ci ha condizionato a pensare e ad agire in un certo modo, che rischiamo di non vedere al di là di una certa prospettiva. Anche le persone più preparate e brillanti tendono a manifestare pattern di pensiero e di comportamento, senza rendersi conto che sono, nella migliore delle ipotesi, non ottimali e, nella peggiore, semplicemente stupidi.
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