Richard Romagnoli
Risata incondizionata
Inizia la giornata con un sorriso e terminala con un sorriso. Questo ti ricorderà che qualunque cosa sperimenterai durante la giornata potrà essere trasformata dal tuo sorriso.
Tempo di lettura: 3 minuti
Svegliarmi presto al mattino, aspettando i primi raggi del sole per praticare la risata incondizionata, era ormai diventata un’abitudine alla quale non avrei più rinunciato, per nessun motivo. Poter salutare il sole, praticando la meditazione della risata, mi permetteva di iniziare la giornata come avevo sempre desiderato, con gioia e positività. Era stato il guru a suggerirmi di praticare la risata incondizionata per almeno quaranta giorni consecutivi, durante i quali avrei dovuto ridere per cinque minuti al giorno subito dopo il risveglio. Ripetendo quest’azione volontariamente la mia risata sarebbe diventata un’abitudine. Più mi allenavo a ridere e più avvertivo dei cambiamenti nelle mie attitudini mentali. Sentivo che alzarmi alle cinque e mezzo del mattino per praticare la meditazione della risata stava giovando alla mia vita. Stavo sperimentando quello che un giorno mi aveva detto il guru: “Quando imparerai a ridere, avvertirai e osserverai dei cambiamenti nella tua vita. Quando tu cambierai, anche la tua famiglia e il mondo circostante beneficeranno di questo cambiamento positivo. Non devi fare nient’altro che dedicarti alla disciplina della risata incondizionata.
Credici e non mollare mai.” La mia vita cambiò nel momento stesso in cui decisi di seguire i suoi consigli, praticando la risata incondizionata. Adesso, però, sentivo che era arrivato il momento di far sperimentare anche ad altre persone i benefici della risata, proprio come mi aveva insegnato il guru, durante il suo training. La prima cosa che avrei dovuto fare sarebbe stata aprire il Gruppo di risata a Puttaparthi. Sai Baba aveva lasciato il suo corpo da pochi mesi e i devoti che giungevano all’Ashram erano sconvolti all’idea di non poterlo più rivedere, di non poter più gioire della sua presenza fisica e dei momenti di interazione con lui. Nell’Ashram si percepiva un’atmosfera di profonda tristezza. Per milioni di persone Sai Baba era stato molto più di un Maestro spirituale e adesso era compito dei suoi devoti mettere in pratica il suo messaggio e diffondere i suoi insegnamenti, onorando la sua presenza nella quotidianità. Nonostante il Maestro avesse sempre insegnato, con il suo esempio, l’importanza del non attaccamento al corpo, fu davvero difficile abituarsi all’idea di non poterlo più onorare nel suo corpo fisico; ogni angolo dell’Ashram ricordava i momenti d’oro vissuti con la sua presenza, quando bastava un suo sguardo per rasserenare le menti smarrite.
Sai Baba aveva insegnato a tutti di gioire, di sorridere sempre e in qualunque circostanza, per onorare l’Atma, la nostra divinità interiore. Durante i suoi discorsi, per anni aveva ripetuto di non attaccarci al corpo e alla forma, ma di aspirare al “senza forma”, all’origine di tutte le cose. Una delle frasi che ripeteva spesso, durante i suoi Darshan, era: “Be happy, be happy, be happy.” Ripeteva per tre volte “Sii felice” per ricordarci di essere felici nella mente, nel corpo e nello spirito. Sentivo che la risata mi permetteva di realizzare la mia felicità, senza dover aspettare i momenti fortunati per essere felice. Questa pratica era entrata nella mia vita per un motivo ben preciso: ero certo che il mio Maestro spirituale avrebbe benedetto la mia idea di condividere, con quante più persone possibili, l’essenza della risata interiore. Un giorno incontrai nell’Ashram una persona che mi era stata presentata da alcuni amici comuni. Aveva saputo che desideravo aprire il Gruppo di risata. “Ho saputo che sei diventato insegnante di Risata terapeutica e che stai cercando un luogo dove poter tenere i tuoi incontri”, mi disse.
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