Non mi stanco di ripetermelo e sorrido. Mia moglie Sara, le mie splendide figlie, Matilde e Sofia, e le persone che ci hanno accompagnato nel viaggio si stanno godendo un po’ di riposo in hotel. Io ho cercato questa solitudine perché l’emozione è considerevole e in certi momenti l’anima trabocca.
Penso che l’albero sappia del mio tempo, dei miei anni lontani e in qualche modo conservi, nella sua legnosa accoglienza, il ricordo di ciò che sono stato. Come un vecchio nodoso e pacifico, sono certo che conservi nei suoi anfratti silvestri, come cassetti preziosi, il ricordo delle mie meditazioni, delle mie preghiere, dei miei pensieri. Mi piace credere che ogni mia parola, ogni sospiro, ogni augurio così come ogni lacrima siano diventati parte indissolubile delle sue stesse radici. Ho la sensazione che un viaggio si sia compiuto e io finalmente mi ritrovi di nuovo a casa.
Da qui vedo l’Ashram, Prasanthi Nilayam. Mi sembra che solo da questa dolce altitudine lo si possa abbracciare in tutta la sua immensa grandezza, non tanto in dimensioni, per quanto grande lo sia davvero, ma in profondità. Forse perché qui c’è un’energia di pace che ti invade e che diventa nutrimento. Immerso nel silenzio, io vorrei urlare: “Sono a Puttaparthi, nella mia amata India.” Mi concedo di sentirmi come quell’eroe che non ha mai perso la speranza del ritorno: nonostante le prove indicibili, ha conservato dentro di sé l’emozione dell’approdo, certo che sarebbe giunto. Come quell’Ulisse che non ha mai smarrito nel cuore il richiamo di Itaca.
Richard Romagnoli
Un viaggio alla scoperta delle ragioni più importanti della vita
L'autore ci accompagna in un percorso esplorativo ad apprendere l’arte dell’accettazione. Senza abbattersi per una tragedia apparentemente priva di spiegazione, Richard non smette di credere che dietro a tutto ciò si nasconda un volere più alto e con pazienza e perseveranza ricostruisce la sua vita.