Quarto punto: il denaro, ovvero nessuna decurtazione dello stipendio durante la maternità e al rientro pari opportunità dei colleghi per un’eventuale promozione o aumento.
Ci ho lavorato sopra senza sosta leggendo e ascoltando anche esperti in materia: ho limato, aggiustato e sistemato ogni passaggio e soppesato ogni virgola, perché tutto fosse così semplice e rotondo da non prestare il fianco a possibili critiche. Poi è arrivato il giorno in cui dovevo presentare ai miei capi, la dirigenza, il mio progetto di politica genitoriale articolato in quattro punti.
Ero inquieta e nervosa, dopo tanti anni dall’ultima volta stavo per presentarmi a un esame molto complicato, ma soprattutto ero arrivata a poter realmente fare qualcosa di concreto perché nessun’altra donna provasse più quello che avevo vissuto sulla mia pelle anni prima. Era il capolinea dei miei sforzi e di tante battaglie e, soprattutto, l’inizio di un nuovo percorso molto più affascinante, ma questo non lo sapevo ancora. Anche se mi sentivo preparata e pronta a ribattere punto per punto, forte di una teoria che metteva in relazione i vari passaggi del mio programma con i risultati aziendali, temevo comunque lo spiacevole effetto “plotone di esecuzione” tipico di situazioni come queste.
Sforzandomi di mantenere una calma “aziendale” ho parlato, spiegato e illustrato ogni cosa, senza che nessuno mi interrompesse. E quando ho finito, nella sala riunioni è calato un silenzio tombale: nessuno parlava, nessuno sapeva cosa dire.