Rispetto al suo posizionamento – diventare l’ironico e cinico emblema della disaffezione verso il lavoro – racconta che a spingerlo è stata la sofferenza più che la pigrizia. “C’è stato un periodo in cui mi ripetevo che non poteva essere questa la mia vita. Lavoravo, ma non arrivavo a fine mese. Ci scherzavo sopra, ma sempre con quella nota di malinconia, perché non riuscivo a pagare l’affitto.”
Alcuni non hanno mai sperimentato la devozione al lavoro, ma per gli altri allocare tempo e sforzi extra sulla propria occupazione è diventato discrezionale, soprattutto per le giovani generazioni. E, per quello che vedo, il mondo è già in mano a loro. Il suono balsamico di un campanile, la danza graziosa dei panni stesi ad asciugare, la controra nei paesini di campagna, tra il frinire dei grilli e il sottofondo di un programma televisivo che va in onda qualche casa più in là. Nel 2023, la vita lenta è diventata un concetto molto attrattivo, al limite dell’idealizzazione, come accade con tutti i fenomeni virali.
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Sebastiano Zanolli
Nuove abitudini
Le nuove generazioni di lavoratori